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Il CBD aiuta contro l’intestino irritabile?
Forti dolori addominali accompagnati da fastidio, gonfiore, stitichezza o al contrario diarrea o meteorismo. Sono i sintomi classici della sindrome dell’intestino irritabile, un disturbo che ha un’incidenza maggiore tra le donne, in particolare quelle comprese tra i 20 e i 50 anni.
Una sindrome collegata soprattutto allo stress che può portare forti imbarazzi a chi ne soffre, limitandone anche la socialità. Esiste una correlazione tra uso del CBD, cioè della canapa light, perfettamente legale, e la riduzione degli effetti della sindrome da intestino irritabile? Cercheremo di capirlo con questo articolo.
Intestino e digestione
Sappiamo che l’intestino è destinato alla digestione del cibo, per consentire il rilascio delle sostanze nutritive nell’organismo. Ma ciò non basta.
Oggi dobbiamo intendere la nostra salute globalmente, e non un organo alla volta; perciò occorre una riflessione indagando la forte connessione tra salute mentale e salute intestinale. Mantenerlo in perfetta salute, dunque, significa mantenere l’equilibrio in tutto il corpo e quindi stare bene.
Il microbioma
Nell’intestino, infatti, si trova gran parte del microbioma, cioè un’immensa popolazione di batteri meglio conosciuta come “flora batterica”.
Si potrebbe immaginare questo ambiente come una grande metropoli dove vivono trilioni di organismi che si muovono al suo interno. Batteri, parassiti, virus e funghi convivono, in una relazione che non necessariamente sfocia in malattie dannose.
In un corpo sano, infatti, esiste una relazione armoniosa tra i microrganismi benefici (o simbiotici) e quelli responsabili di malattie (patogeni).
Infezioni, cattiva alimentazione, l’uso di determinati farmaci possono sconvolgere questo equilibrio a favore degli elementi patogeni, rendendo il corpo più vulnerabile alle malattie.
E’ come se i poliziotti di questa metropoli cadessero malati o il numero di criminali aumentasse troppo, andando fuori controllo: la città cadrebbe preda del crimine, come accade in Gotham City, la città di Batman. Nel nostro organismo, tuttavia, non serve un solo super eroe, ma tanti efficienti eroi. Ma proseguiamo.
Microbioma e digestione
La digestione è un meccanismo complesso che coinvolge vari organi. Gli zuccheri, ad esempio, vengono assorbiti facilmente dalle regioni superiori dell’intestino tenue.
I carboidrati complessi, invece, attraversano l’intestino crasso. Da lì, il microbiota prende il sopravvento per completare il processo di digestione, con l’aiuto dei suoi enzimi digestivi. Si tratta di batteri presenti nell’intestino e nel colon.
Questa componente del nostro microbiota ci aiuta a prevenire l’eccessivo sviluppo di agenti patogeni, i quali per riprodursi entrano in competizione con gli organismi “buoni” per l’assimilazione delle sostanze nutritive.
Il microbioma di un individuo sano, dunque, funge da protettore del corpo dagli organismi dannosi. Questi ultimi possono entrare nel nostro corpo in vari modi: dal naso, dagli occhi, dagli orecchie, dalla bocca contenuti in cibo ed acqua contaminati.
Ragionare di pancia
Il microbioma, tuttavia, non è solo il digestore e guardiamo. La scienza ha scoperto che controlla anche la produzione di neurotrasmettitori, cioè le informazioni che viaggiano alla velocità della luce (più o meno) e raggiungono il cervello.
Ecco perché usiamo il termine “sensazione di pancia” e quando ci sentiamo gonfi cambia anche il nostro umore, oppure ci sentiamo meno pronti alla logica e al ragionamento.
La sindrome da intestino irritabile
La sindrome dell’intestino irritabile non va confusa con la colite spastica. Non vi è un unico processo fisiopatologico da cui parte la sindrome: le cause possono essere molteplici, ancora oggi non sono del tutto chiare. Secondo diversi studi esisterebbe, tuttavia, una correlazione di fattori in grado di favorire la condizione.
Può esistere una predisposizione genetica oppure fisica, ma la sindrome può manifestarsi anche come la conseguenza di alcuni fattori psico-sociali; o ancora come conseguenza di infezioni precedenti, nonché di intolleranze verso farmaci e cibi.
Cosa comporta la sindrome da intestino irritabile?
I sintomi ricorrenti della malattia si presentano come fastidio o dolore addominale, con una frequenza alta in un periodo relativamente breve; ad esempio almeno tre volte durante un mese, per tre o sei mesi.
La situazione dovrebbe migliorare dopo aver liberato il tratto intestinale, con feci alterate rispetto alla norma e con un’evacuazione che può essere molto difficoltosa (stitichezza) o al contrario molto rapida (diarrea). Altri sintomi possono essere e distensione addominale, muco e flatulenza.
Si arriva alla diagnosi escludendo altre malattie, e tenendo conto di fattori quali età, eccessivo dimagrimento, dolore persistente anche dopo l’evacuazione, frequenza degli eventi, febbre, anemia, sangue nelle feci o assunzione di farmaci. Tutti sintomi, questi ultimi, che potrebbero essere il segnale di altre malattie.
Il medico potrà prescrivere una serie di esami diagnostici quali emocromo, analisi delle feci e colonscopia.
La cura e il CBD
La cura per l’intestino irritabile sarà decisa dal medico in base all’esigenza del paziente; potrebbe prevedere l’assunzione di farmaci, cambio della dieta anche per migliorare idratazione, l’assunzione di integratori alimentari e prodotti specifici per controllare lo stress e l’ansia. Tra questi ultimi una buona soluzione potrebbe essere rappresentata dal CBD contenuto nella cannabis light.
I legami tra CBD e intestino
Vediamo ora quali sono i legami tra CBD e intestino, cercando di capire come il cannabinoide possa giocare un ruolo importante nell’alleviare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile.
La terapia con cannabis terapeutica al giorno d’oggi trova spazio soprattutto nelle situazioni di ansia e stress, insonnia, dolori cronici che potrebbero portare anche alla sindrome da intestino irritabile. Il CBD risulta utile per le sue note proprietà antinfiammatorie e antipsicotiche.
Il CBD si rivela assai utile anche nel caso di intestino permeabile. Le giunzioni presenti nelle cellule epiteliali dell’intestino rappresentano il punto di comunicazione tra flusso sanguigno e intestino, perciò hanno il ruolo di bloccare gli agenti patogeni favorendo il passaggio invece di sostanze e organismi utili all’organismo.
Nel caso dell’intestino permeabile, essi perdono la loro funzione, facendo passare patogeni e pericolosi batteri che potrebbero danneggiare l’intestino. L’infiammazione è il passo successivo e ciò significa avere dolori e fastidi.
Recenti studi hanno dimostrato che il CBD, in questo caso, sarebbe in grado di ridurre la permeabilità delle giunzioni, restituendo a queste ultime l’integrità epiteliale. In ogni caso, prima di iniziare ad usare il CBD come terapia medica, occorre rivolgersi al proprio medico e farsi indirizzare da uno specialista che sarà in grado di seguire il paziente nel percorso di guarigione.
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